Maurizio Romanelli
INTROSPEZIONI POETICHE DI UN IDIOTA CONSAPEVOLE
FOGLIE
Quando intollerabile diverrà
il gravame ingrato della carne
ed attraverserò l’ultima frontiera,
indugerà forse un tremolio nell’aria,
esalazione di sterili rimpianti
sul pianoro d’estrema spossatezza.
Mi inoltrerò, invitato,
nel santuario della notte,
dove strepito pare il crepitìo
del sinuoso trivellare d’una talpa
ed abbacina la verdastra emanazione
del riverbero d’un verme della felce.
Assopirò inquiete trascendenze
nel protettivo abbraccio radicale
di un ignoto albero frondoso,
che amorevolmente saprà assimilarmi
trafugando, stilla dopo stilla,
il superfluo, ormai, plasma vitale
nel trasformismo incurante della linfa.
E tornerò ogni anno, a primavera,
nei complici sussurri che il ricordo affida
al querulo mormorìo delle foglie.
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